Agricoltura e Gastronomia

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L’economia principale, dalla quale la maggior parte della comunità locale ricava il proprio reddito, è basata sull’agricoltura; gli altri settori produttivi (artigianato, commercio, edilizia e terziario)

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22 Gennaio 2023

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Descrizione

La crisi economica che già da diversi anni attanaglia la nazione aggravata dall’attuale congiuntura negativa pervenuta a livello internazionale, ha assunto dimensioni tali da modificare profondamente l’immagine e l’assetto socio-economico anche delle piccole comunità come la nostra.

Tale crisi non si contenta solamente di colpire l’immagine di Delia nel versante dei servizi che non è possibile garantire, come avveniva prima ai cittadini, ma a farne le spese sono oramai interi settori produttivi come quello agricolo, artigianale, commerciale, edile e terziario, presenti un tempo quasi esclusivamente in forma di impresa individuale, ma che oggi hanno subito una notevole contrazione in termini quantitativi ed economici.

Tra queste attività produttive il settore agricolo, a Delia, ha avuto una singolare evoluzione.

L’economia principale, dalla quale la maggior parte della comunità locale ricava il proprio reddito, è basata sull’agricoltura; gli altri settori produttivi (artigianato, commercio, edilizia e terziario) pur essendo presenti, da soli, non sono in grado di condizionare l’economia locale; annualmente infatti sono facilmente percepibili ed immediatamente evidenti gli effetti positivi derivanti da un decorso soddisfacente dei redditi agricoli, che si riscontrano in altri settori produttivi (edilizia, commercio, etc.); così come direttamente collegata è l’attuale crisi che attanaglia il settore agricolo e che si riflette, inevitabilmente, su tutti gli altri settori ad essa direttamente od indirettamente collegati.

L’Agricoltura locale del passato

Il settore agricolo, sia nel passato che nel presente, ha sempre condizionato l’economia della comunità deliana; negli anni del dopoguerra l’attività agricola era rappresentata principalmente dalla coltura cerealicola del grano, in avvicendamento con la fava o con le altre leguminose o con il cotone; presenti erano anche mandorleti, oliveti, vigneti da vino e persino frutteti, aventi comunque dimensioni estremamente ridotte, tali da non essere in grado di fronteggiare ai principali fabbisogni di una famiglia; proprio in quel periodo intere famiglie sono costrette ad emigrare, principalmente, in Germania, in Francia, in Belgio, ma anche in Canada, in Venezuela, in Argentina, negli Stati Uniti e persino in Australia, rimanendo in Paese solamente donne, vecchi e bambini; alcuni di questi paesani emigrati non hanno fatto mai più ritorno a Delia.

Una svolta all’economia locale viene data con il passaggio dalla coltura cerealicola semplice alla coltura specializzata da tavola nella forma di allevamento a tendone il quale, pur avendo negli anni ‘70 come epicentro la zona del canicattinese, si espande anche ai territori limitrofi, come quello di Delia, essendo quest’ultimo caratterizzato da terreni dotati di ottima fertilità con la possibilità di ricorrere all’esercizio irriguo, stante le considerevoli disponibilità idriche riscontrate dai vari proprietari dei terreni posti nelle varie contrade dell’hinterland di Delia.

In questo ambito occorre sottolineare l’intraprendenza, sia pure individuale ma spiccata, di taluni operatori agricoli deliani che ravvisarono subito, nella coltura viticola da tavola, la condizione migliore per l’ottimale sfruttamento delle risorse produttive in loro possesso, in grado di garantire redditi soddisfacenti. Ben presto, l’iniziativa intrapresa dai primi fu seguita dalla stragrande maggioranza dei produttori locali e, in quegli anni, all’espansione della coltura viticola da tavola specializzata seguiva una sensibile attenuazione del fenomeno migratorio.

 L’Agricoltura attuale

Ma la crisi commerciale dell’uva da tavola dei primi anni 90 costringe gli imprenditori agricoli locali a rivedere i propri indirizzi colturali mentre è in atto quel fenomeno definito “Meridionalizzazione della frutticoltura”, ossia a quel processo che verso la fine degli anni 70 ha determinato un forte spostamento della coltivazione di alcune specie frutticole, drupacce in particolare, dalle regioni del Nord Italia verso quelle meridionali rappresentate, principalmente e per ordine di importanza, dalla Campania, dalla Sicilia, dalla Puglia, dal Lazio, dalla Basilicata e dalla Calabria; il pesco è coltura che più di altre è stata investita da questo fenomeno, interessando la Sicilia in misura rilevante.

Proprio da questo processo, già nei primi anni 80, alcuni giovani produttori deliani individuarono subito nella coltura peschicola la probabile alternativa ad un settore ormai in declino.

Il pesco, ritenuta fino ad allora specie tipica delle regioni settentrionali, attecchisce in Sicilia ed il clima, profondamente diversificato, è in grado di offrire produzioni abbastanza eterogenee in grado di scavalcare le produzioni di altre regioni, modificando e diversificando le epoche di maturazione e dando luogo ad un ampliamento del calendario commerciale che si distingue rispetto a tutte le altre zone italiane, potendo commercializzare pesche, per il consumo fresco, fino a ottobre inoltrato.

Si tratta per lo più di varietà internazionali che, nell’ambiente climatico di questa zona della Sicilia, presentano epoca di maturazione più tardiva rispetto alle medesime varietà coltivate nelle regioni del Nord Italia, potendo essere commercializzate in un momento in cui comincia a diminuire l’offerta proveniente dalle altre regioni d’Italia.

Allorquando le temperature estive si mantengono elevate anche nel mese di settembre anche la domanda di prodotto fresco si mantiene elevata; nei vai anni ciò ha notevolmente contribuito a spuntare prezzi piuttosto remunerativi.

Nelle altre regioni d’Italia, il calendario di raccolta del pesco si conclude entro la 1^decade di settembre, per le produzioni provenienti dalla Campania e dalla Calabria, mentre per quelle provenienti dalla regione Emilia romagna, il calendario di raccolta si conclude già alla 1^ decade di agosto;

Così già a metà degli anni 90 l’uva da tavola in coltura specializzata cede il passo alla coltura specializzata del pesco.

Il confronto tra le due colture non regge: primo fra tutti rese elevate, qualità organolettiche di eccellenza e soprattutto ricavi soddisfacenti; in secondo luogo costi di impianto notevolmente minori e operazioni colturali che ai primi di ottobre si concludono con notevole anticipo rispetto al vigneto, ove spesso la raccolta, sotto i teloni di plastica trasparente, si protrae fino a Natale e persino a Capodanno e le operazioni colturali invernali si accavallano con quelle dell’annata agraria appena trascorsa.

Il continuo susseguirsi di investimenti di capitali verso la coltura specializzata è legata a diverse caratteristiche attribuibili, da un lato alla disponibilità di una base territoriale molto fertile dotata di risorse idriche, dall’altro, alle peculiarità climatiche di queste zone dell’interno collinare siciliano, e per ultimo, alla spiccata intraprendenza dei produttori agricoli locali.

Sulla prima caratteristica, testimonianze di scritti antichi, risalenti Medioevo, riportano descrizioni abbastanza significative della ricchezza di queste zone legate sia alla grande fertilità dei terreni delle varie contrade agricole situate nei pressi del territorio di Delia, molti dei quali appartenenti al territorio di Caltanissetta, sia alla presenza di molte sorgenti idriche naturali; riguardo al primo punto è da sottolineare che, sui terreni calcarei di talune contrade ricadenti in agro di Delia, come quelli di contrada “Afflitto” e “Barbieri”, nonché sui terreni sabbiosi della contrada “Campo di Mele” e di contrada “Calaciura”, attualmente insistono circa 100 Ha di pescheti specializzati, condotti in irriguo.

Sui terreni, anch’essi molto fertili, del territorio di Caltanissetta, ricadenti nelle contrade, Cappellano, Boscamento, Draffù, Marocco, Gebbia rossa, Ramilia e Ramilia-Cardè, Deliella, Grasta, Galassi, Marcato bianco, nell’anno 2005, il Comune di Delia, nell’ambito dell’istituzione del “Catastino delle piantagioni di pesco” ha censito oltre 300 Ha di terreni destinati a pescheto, che sommati a quelli del territorio di Delia e ad altri fruttiferi (Uva da tavola, albicocche e susine) sicuramente raggiungono e superano i 400 Ha.

Da sottolineare che questa estesa porzione del territorio nisseno è conosciuta molto bene dalla comunità deliana in quanto la stragrande maggioranza dei terreni, pur ricadendo in territorio di Caltanissetta, sono di proprietà degli imprenditori agricoli di Delia.

Riguardo alla seconda caratteristica, mentre il clima delle zone costiere della Sicilia induce spiccata vocazione alla precocità delle produzioni agricole, la particolare peculiarità climatica di queste zone dell’entroterra siciliano, offre spiccate attitudini verso le produzioni tardive ed extratardive in grado di dare luogo a redditi soddisfacenti, in grado di sollevare l’economia locale di alcuni paesi.

A Delia, il passaggio dalla coltura erbacea a quella specializzata, prima verso quella viticola di mensa e poi verso la coltura del pesco, avviene anche grazie alla spiccata intraprendenza imprenditoriale dimostrata dai vari operatori agricoli locali, che a seguito di ingenti investimenti di capitali, attraverso il proprio impegno e dedizione, sono riusciti a raggiungere risultati lusinghieri e gratificanti, sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista economico, potendo ora assicurare una certa sicurezza e stabilità dei propri redditi agricoli, derivanti dalla coltura del pesco, anche in questo difficile momento caratterizzato dalla spietata concorrenza esercitata dalle produzioni di prodotto fresco provenienti sia dai Paesi dell’Eurozona (Francia, Spagna, Grecia, etc.) che da altri Paesi, soprattutto del bacino del Mediterraneo, anch’essi produttori di ingenti quantitativi di frutta fresca, soprattutto di pesche (Turchia, Marocco, Tunisia, Algeria, etc.).

Nell’hinterland di Delia sono operative diverse strutture di lavorazione del pesco; La maggior parte di esse sono adibite alla lavorazione della produzione aziendale e, allo scopo di assicurare una continuità commerciale ai propri punti vendita, commercializzano anche diverse partite di altri piccoli produttori, assicurando la collocazione del prodotto di questi ultimi con modalità molto simili al conferimento.

Altre strutture di lavorazione sono invece di tipo commerciale, riescono a commercializzare, singolarmente, quantitativi maggiori dei precedenti ma complessivamente minori, acquistando sulla pianta il frutto pendente ad un prezzo prestabilito.

Una parte minore della produzione locale è commercializzata mediante cessione del frutto pendente a commercianti grossisti, per lo più provenienti dal catanese e mediante conferimento presso un struttura consortile, operante anche in questa zona.

Nel complesso, le strutture di lavorazione locali, siano esse aziendali che commerciali riescono a confezionare quasi l’80% della produzione del comprensorio, mentre le rimanenti quantità, nell’ordine del 20-25%, sono commercializzate dai commercianti grossisti e dall’unica struttura consortile operante in zona.

Non è da escludere a breve la nascita, in zona, di altre strutture di lavorazione, soprattutto di tipo aziendale, che si dimostrano tra quelle più idonee a fornire produzioni più rispondenti alle esigenze dei mercati e della GDO (varietà moderne, colorate, di ottima pezzatura, forma, raccolte in più passaggi per assicurare una lunga vita di scaffale, presenza dell’azienda diretta sui mercati di consumo e trasferimento più veloce ai produttori delle notizie relative alle nuove richieste/tendenze del mercato o dei consumatori o della GDO, etc.).

Attualmente la peculiarità produttiva delle produzioni peschicole è oggetto di valorizzazione atteso che è intendimento dell’attuale gruppo spontaneo di lavoro, attualmente costituito dai rappresentanti politici delle 6 amministrazioni comunali che vi aderiscono, da produttori, di rappresentanti delle Associazioni provinciali di categoria, da tecnici agronomi, rappresentati da funzionari dell’E.S.A. (Ente si Sviluppo Agricolo) e dai funzionari delle U.I.A. (Uffici Intercomunali dell’Agricoltura dell’Assessorato Regionale), procedere ad inoltrare istanza per ottenere il riconoscimento della protezione comunitaria, in quanto si ritiene che sussistono i presupposti e le condizioni per ottenere il riconoscimento comunitario DOP/IGP.

In merito è stata istituita una Sagra della “Pesca di Delia” che si svolge a Delia dal 1997 e sono in corso ulteriori iniziative finalizzate ad attività di promozione e di valorizzazione di tali produzioni, così come è plausibile e auspicabile procedere, a breve, alla costituzione di un Consorzio di produttori.

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Pagina aggiornata il 23/01/2024, 12:08