Descrizione
La storia
Sulla collina di Monserrato tra alberi di carrubi e pistacchio e siepi di fichi d’india ed agavi, dopo alcuni anni dalla fondazione di Delia, venne eretta nel 1601, per volontà del barone Gaspare Lucchese, una chiesa dedicata alla Madonna del Carmelo con annesso un monastero di Carmelitani.
I monaci Carmelitani venuti a Delia, seguendo il proprio stile di vita, vollero abitare in questo luogo isolato, immerso nel verde della natura, per vivere da eremiti.
La bolla di fondazione del monastero di Delia porta la data del 24 febbraio del 1601 e doveva ospitare dodici frati.
Il Carmelo di Delia fu uno dei tanti conventi sorti nella provincia di S. Angelo, ma non ebbe una lunga vita, durò circa sessant’ anni perché la S. Sede nel 1652 ordinò che fossero soppressi i piccoli conventi che avevano scarse rendite.
Il convento di Delia, pertanto, essendo molto piccolo e sempre con pochi frati, fu abolito seguendo la sorte di ben altri 22 piccoli conventi carmelitani della provincia di S. Angelo.
Rimase, però, a testimonianza del passaggio, dell’esperienza mistica e della spiritualità di quei pochi monaci carmelitani la bella chiesa del Carmelo.
La chiesa, originariamente, come tutte le chiese carmelitane, fu dedicata alla Madonna Annunziata.
Venne ricostruita interamente nel 1725 e le fu riconosciuto, tra tutte le chiese di Delia, il primo posto dopo la Madrice.
Probabilmente dopo la ricostruzione la chiesa venne dedicata alla madonna del Carmelo, la nuova immagine che, dopo il Concilio di Trento, i carmelitani scelsero per la loro congregazione.
La fabbrica della chiesa, essendo posta su una collina sabbiosa, più volte fu soggetta a lesioni e crolli parziali.
Pertanto nel 1870 fu rifatto il prospetto con fondazioni adeguate all’altezza della facciata.
I lavori furono resi molto difficoltosi dalla presenza di un’abbondante vena d’acqua; da qui forse nacque la leggenda che sotto il pavimento della chiesa vi fosse “una lingua di mare”.
Nel 1932 fu costruito il campanile ad opera di Luigi Vilardo e di Giuseppe Riccobene con l’aiuto di tutto il popolino, donne e uomini che con enormi sacrifici portarono in un luogo così alto, le prime, l’acqua per l’impasto della calce e i secondi le pietre rosse con i loro carretti.
La festa della Madonna del Carmelo si svolge con la tradizionale processione l’ultima Domenica di Luglio.
Negli ultimi anni la festa si è caratterizzata con manifestazioni culturali-religiose e ricreative che si svolgono nella settimana che precede la festività.
L’ESTERNO
La facciata della chiesa con la sua tipica architettura rurale del ‘700, molto semplice, sobria e dignitosa fa emergere in maniera imponente il superbo portale in pietra calcarea bianca locale, sormontato da una nicchia che ospita una coeva statua marmorea della Madonna che campeggia sulla piazza come nelle antiche chiese medievali del ‘400.
Maria in alto nella facciata è la porta del cielo, è la madre di Dio che porta al cielo.
Sopra la nicchia una grande finestra centrale delimitata da una fila di pietre dello stesso materiale del portale arricchisce la facciata.
Il campanile altissimo ed elegante ha uno stile composito che ricorda ad un tempo la maestosità del neoclassico e la mistica elevazione del gotico.
L’INTERNO
Come tutte le chiese dei carmelitani anche il Carmelo di Delia fin dalla sua fondazione fu dedicata alla Madonna.
Ma questa chiesa oltre ad essere dedicata alla Madre di Dio, fu concepita come un luogo sacro che doveva parlare di Maria, della sua vita, della sua missione.
Per questo gli affreschi del coro, dell’abside e del catino autentiche opere d’arte che caratterizzano questo tempio di Dio e ne costituiscono, assieme agli stucchi, l’elemento più antico sono di carattere mariano e raccontano le vicende più importanti della vita della Madonna.
L’autore degli affreschi, degli stucchi e delle tele della Madonne della Mercede e di San Pasquale Baylon è Antonio Capizzi da Racalmuto(1731).
Nel coro a destra è rappresentata con toni molto realistici la nascita della Madonna, una scena ormai di altri tempi, quando la donna partoriva a casa assistita da amici e parenti che preparavano chi l’acqua, chi il fuoco, chi i panni.
Di fronte a sinistra sono raffigurati S. Gioacchino e S. Anna che contemplano Maria bambina posta su un fiore che affonda le sue radici nei cuori dei due genitori.
Questa immagine di Maria bambina, molto inconsueta e non facilmente riscontrabile nell’iconografia mariana, rappresenta, sicuramente, la scena più bella, più espressiva e senz’altro la più significativa della chiesa.
Maria, fasciata secondo l’uso del tempo, che sboccia dal fiore ha un grande significato teologico.
Maria è il fiore del Carmelo. Infatti, il monte Carmelo nella Bibbia è chiamato “flos”, il monte dei fiori. Maria è il fiore della Chiesa, della cristianità, è il fiore che ha partorito per gli uomini il fiore dei fiori: Gesù Cristo.
Nel catino in alto si trovano al centro l’Incoronazione di Maria, a destra la Presentazione di Maria Bambina al Tempio e a sinistra la Visitazione a S. Elisabetta.
Nell’abside a destra c’è la scena della Purificazione e a sinistra quella dell’Annunciazione.
Sopra l’altare troneggia la statua lignea di pregevole fattezza della Madonna del Carmelo alta due metri.
Fu benedetta ed esposta al culto il 16 Luglio del 1865. L’autore è sconosciuto. La corona che cince il suo capo apparteneva alla vecchia statua oggi scomparsa.
L’immagine post tridentina della Madonna è quella che i Carmelitani crearono per il proprio ordine religioso: la Madonna con Gesù Bambino in braccio nell’atto di dare l’abitino o scapolare ai loro devoti.
La chiesa è ornata inoltre da quattro splendide tele. Senz’altro la più importante e significativa è quella di S. Anna sulla destra entrando. Questo quadro fa parte di quelle opere d’arte pittoriche che si diffusero nel ‘600 e ‘700 e che vennero intitolate “ Sacra Conversazione”.
Sono rappresentati un gruppo di santi: campeggia in alto la Madonna con il Bambino, poi c’è S. Anna con San Gioacchino, il profeta Elia con la vedova di Serepta, S. Giuseppe, S. Giovanni Battista bambino e S. Teresa d’Avila.
La tela con tutti questi santi sistemati quasi a grappolo, fa parte di una tipologia di quadri prodotti nei secoli successivi al Concilio di Trento.
E’rappresentato un piccolo paradiso dove tutti i santi conversano amorevolmente ed in piena comunione tra di loro. Elemento molto importante e significativo del quadro è la presenza di S. Teresa d’Avila, la riformatrice del Carmelo e la cui spiritualità pervadeva tutto l’ordine carmelitano.
La Tela è arricchita da una maestosa e pregevolissima cornice in legno scolpito e dorato nella cui parte alta è incastonato centralmente lo stemma dei principi di Palagonia, ultimi signori di Delia.
La tela della Pietà, entrando sulla sinistra, copia di un quadro di Domenico Provenzano, è stato dipinto da Francesco Guadagnino da Canicattì.
Anche questa bella deposizione è post tridentina. Se si osservano altre immagini della Madonna sotto la croce, prima del concilio di Trento, Maria non è mai straziata, pare che non sia presa dal grande dramma della morte del Figlio, è serena ed assume un atteggiamento quasi regale.
Dopo il concilio di Trento, l’immagine dell’Addolorata attraverso l’ordine dei Servi di Maria che la portarono come loro vessillo, fu quella di una madre straziata dal dolore.
Si vede, infatti, in questa tela, Maria impietrita dal dolore ricurva sul figlio che giace morto.
Il terzo quadro rappresenta “L’Estasi di San Pasquale di Bajlon” che adora il Sacramento circondato dagli angeli Michele, Gabriele e Raffaele.
La quarta tela è quella della Madonna della Mercede. Dopo il Concilio di Trento anche i frati della Mercede ebbero la loro Madonna: Maria che salva gli schiavi prigionieri dei turchi.
Nella parte in basso del quadro si nota il corteo di schiavi salvati, in alto c’è la Madonna con i santi della Mercede, S. Pietro Nolasco e S. Raimondo Nonnato con i fregi di cardinale.
Pregevole e molto antico è il quadro della Madonna di Monserrato che si nota entrando subito sulla destra. Si trovava nella piccola chiesa di Monserrato che agli inizi del secolo scorso dopo essere andata in rovina fu sconsacrata.
Gli stucchi settecenteschi, alla maniera del Serpotta, sono di pregevole fattura. Lateralmente emergono quattro stupendi medaglioni sorretti dagli angeli con le figure di S. Angelo di Licata e S. Giovanni Evangelista a destra e l’arcangelo Michele e S. Luca a sinistra. All’ingresso le immagini di S. Pietro e S. Paolo.
Pregevole è anche l’acquasantiera di pietra sorretta da una mano, probabilmente, più antica della stessa chiesa.
La chiesa della Madonna del Carmelo di Delia è un meraviglioso scrigno pieno di inestimabili gioielli d’arte.
Orario SS. Messe – Feriale ore 09,00 – Festivo ore 09,30