Gruppo folkloristico lamentatori Delia

dal 22 Gennaio 2024 al 22 Gennaio 2024

I canti polivocali della Settimana Santa Vengono generalmente denominati con il termine lamenti oppure lamintanzi o ancora ladate.

Cos'è

LAMENTATURA E LAMIENTI – LA STORIA

I canti polivocali della Settimana Santa costituiscono oggi una delle principali espressione del patrimonio musicale tradizionale della Sicilia che vengono tramandati oralmente di generazione in generazione.

Vengono generalmente denominati con il termine lamenti oppure lamintanzi o ancora ladate. L’origine di questi canti viene fatta risalire al periodo medievale ed in particolare a Jacopone da Todi autore di numerose laude religiose.

Le laude spirituali venivano cantate ad opera dei laudesi nel XII secolo come accompagnamento alle processioni in onore di Gesù, della Vergine e dei Santi.

Successivamente nel secolo XIII, nacquero le compagnie laicali dei “Disciplinati”, che esprimevano il loro culto cantando laude e inscenando rappresentazioni in volgare.

I Disciplinati erano dei laici riuniti in confraternite che, preoccupati per la salvezza della propria anima, si sottoponevano a una vita di preghiera e di penitenza tra le quali privilegiavano l’autoflagellazione per provare sul proprio corpo le stesse sofferenze patite da Cristo nella sua passione.

Quindi, nel corso dei secoli, le confraternite furono i depositari di questi canti lugubri e lamentosi della passione e morte di Gesù.

La più importante festa per i deliani era, come lo è anche oggi, quella di Pasqua, ma fin dai tempi della fondazione del paese, rivestivano grande importanza per la catechesi anche le processioni penitenziali dei “Venerdì di Marzo”.

Poi, in ordine d’importanza venivano le feste mariane (la principale era quella dell’Immacolata) e a seguire quelle dei santi.

Ma, erano soprattutto le confraternite momenti e “luoghi” per l’istruzione religiosa e morale di tutti i ceti sociali. La pratica dei sacramenti era poco osservata, mentre i quaresimali e le missioni popolari erano i momenti più forti di evangelizzazione del popolo.

Le confraternite erano associazioni religiose riconosciute ed approvate dall’autorità ecclesiastica che svolgevano un ruolo importantissimo nella società di allora in quanto, oltre ad avere un’importante finalità religiosa, essendo una sorta di mutua in campo spirituale, avevano anche scopi assistenziali che, motivati dalla carità cristiana, furono molto preziosi ed insostituibili in quella precaria economia rurale.

A Delia, dopo qualche anno dalla sua fondazione avvenuta nel 1597, erano già state costituite tre confraternite: quella del SS. Sacramento alla Madrice e quelle di S. Antonio Abate e della Madonna d’Itria nelle omonime chiese.

Dopo alcuni anni furono fondate anche la confraternita di San Giuseppe nell’omonima chiesa e quella dell’Immacolata nata nella chiesa Madre e rifondata nel 1726 nella chiesa di S. Antonio Abate.

La confraternita del SS. Crocifisso e dell’Addolorata fu fondata nella chiesa Madre soltanto nel 1760. Pertanto è probabile che, a Delia, prima del 1760, a solennizzare la liturgia del Venerdì Santo partecipavano tutte le confraternite e in particolar modo quella del SS. Sacramento che aveva la sede nella Madrice.

In quei tempi, a Delia, come in ogni altro luogo, l’attesa della Pasqua aveva un carattere di penitenza. Durante tutto il tempo della quaresima i fedeli digiunavano per partecipare alle sofferenze patite dal Cristo e nelle processioni penitenziali dei “Venerdì di Marzo” e del Venerdì Santo portavano in processione il Crocifisso percuotendosi ed intonando dei canti lamentosi, detti, appunto, “lamenti”.

A Delia, a partire dal 1760, i lamenti furono i canti propri della confraternita del SS. Crocifisso e dell’Addolorata che da allora curarono le solennità della Settimana Santa e la festa del Crocifisso.

Del resto, come si legge nelle regole della confraternita del Crocifisso e dell’Addolorata di Delia, i confrati, il cui scopo finale era quello della salvezza della propria anima, oltre a condurre una vita morigerata, partecipare alla Messa, accostarsi al sacramento dell’Eucarestia e alla confessione, impegnarsi nelle attività caritative e di solidarietà sociale, dovevano curare e solennizzare i “Venerdì di Marzo” e liturgia del Venerdì Santo. Infatti nel Capitolo V della loro regola si legge:

“Questa congregazione non dovrà fare feste o apparenze pubbliche nelle quali vi entrano spese, tolto che in tutti li venerdì di marzo, Precetto Pasquale e processione dolorosa del nostro appassionato Gesù nel Venerdì Santo la sera per farvi la descendenza della croce”.

Da allora per più di cento anni la confraternita del Crocifisso e dell’Addolorata di Delia curò le processioni penitenziali dei “Venerdì di Marzo” e la Scinnenza del Venerdì Santo con le due processioni: quella antimeridiana con il cataletto e quella della notte con l’urna.

I confrati, vestiti con sacco di tela bianca legato alla vita da un cingolo e mantellina con cappuccio bianco, guidavano le processioni penitenziali a lume delle lanterne, per le strade buie d’allora portando solitamente la corona di spine e talvolta la corda al collo e le catene ai piedi.

Durante il percorso processionale che interessava sempre la via dei Santi venivano recitate le litanie e si cantava la passione del Signore, si “ladava” o “lamentava” la passione per partecipare in maniera più profonda e coinvolgente al mistero della redenzione.

Gli appartenenti alla confraternita del Crocifisso e dell’Addolorata, in maggior parte borghesi e nobili ma senza esclusione degli altri ceti sociali soprattutto quello dei contadini, intonavano in coro, nel silenzio più profondo, struggenti melodie: i lamenti.

Il tema di questi componimenti poetico-musicali è la passione e morte di Cristo e la loro straordinaria forza è dovuta al fatto che i “lamenti” con la modulazione della voce dei diversi lamentatori riescono a suggestionare la sensibilità e suscitano una forte emozione nel popolo.

Nel corso della seconda metà del 1800 a Delia l’esperienza dell’associazionismo confraternale incominciò ad esaurirsi e già nei primi anni del 1900 era completamente scomparsa.

Nei Decreti Generali del 14 Ottobre del 1908 relativi alla visita pastorale a Delia di mons. Intrecciatagli veniva scritto: “Non si conoscono istituzioni cattoliche altrove fiorentissime; l’unica confraternita che vi era si è lasciata estinguere”.

Malgrado la scomparsa delle confraternite la tradizione della scinnenza e dei lamenti è continuata fino ai nostri giorni. Infatti, gruppi spontanei, soprattutto di contadini, continuarono a tramandarsi oralmente il testo dei lamenti che vengono cantati il Giovedì e Venerdì Santo destando sempre grandi emozioni nel popolo dei fedeli.

Se, come si è detto sopra, la tradizione di cantare la passione e morte di Cristo viene fatta risalire al 1200 quando sorsero in Umbria ed in Toscana le compagnie dei laudesi che accompagnavano le processioni della Settimana Santa e dei Santi con litanie e canti, le melodie di questi componimenti musicali, i lamenti, hanno precisi e documentati rapporti con il falsobordone, tecnica di canto polifonico testimoniata dalle fonti scritte a partire dalla prima metà del XVI secolo e che procedeva con la tecnica del contrappunto che consisteva nell’eseguire un canto accompagnandolo con altre due voci che procedevano parallelamente ad altezze inferiori.

L’esecuzione dei lamenti è sempre opera di gruppo maschile costituito da cantori specializzati detti anche “lamentatura” che, col tempo, attraverso precisi iter di apprendistato, hanno acquisito particolari competenze.

Fare parte della squadra di lamentatori è un grande onore e privilegio all’interno della comunità. Ogni lamentatore di norma si specializza nell’esecuzione di una parte vocale, anche se diversi degli attuali componenti della squadra, soprattutto tra i più giovani, sono in grado di realizzare più parti vocali.

L’articolazione musicale dei lamenti presenta sempre una marcata dicotomia fra una parte vocale melodica ed una componente corale di accompagnamento. La prima quella vocale è eseguita da un solista e viene realizzata da un solo cantore.

Quasi sempre presenta un andamento discendente per lo più per gradi congiunti e si caratterizza per una ricca componente di ornamentazioni melismatiche che sanno di orientale. La componente corale può essere a una, due o tre parti vocali eseguite da più di un cantore. Interviene in determinati punti dello svolgimento della parte melodica accompagnandola in maniera diversa a seconda dei casi.

L’esecuzione musicale si costituisce sulla successione di triadi complete in posizione fondamentale, quasi sempre con il raddoppio all’ottava della nota base dell’accordo. Il coro, come detto, è a tre parti vocali e sono denominate secunna, terza e bassu, che si collocano sempre al di sotto della melodia svolta dal solista.

La secunna e la terza si muovono esclusivamente per gradi congiunti all’interno di ambiti alquanto ristretti, il bassu realizza salti melodici (fra cui quello principale di quinta ascendente) eseguendo le note fondamentali degli accordi.

Durante l’esecuzione i cantori si dispongono in cerchio secondo il seguente schema: prima, secunna, bassu, terza. Tutte le parti vocali possono essere raddoppiate ad esclusione della prima. Il numero dei lamentatori non è quindi rigidamente prestabilito: si va da un minimo di quattro fino a otto-nove cantori quando è necessario ottenere una elevata intensità di suono.

La prima voce è l’unica a svolgere il testo verbale mentre il coro sottolinea l’ultima strofa e ribatte in alcuni casi quelle sillabe che nella dinamica dell’esecuzione musicale assumono particolare rilevanza.

Il testo verbale cantato è in dialetto siciliano, ha un carattere prettamente narrativo e il suo significato non è di facile interpretazione. In definitiva, ad essere protagonista è più il valore del suono di quei lamenti strazianti e metodici che riesce a comunicare gli stati d’animo del momento della Passione di Cristo.

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Date e orari

22
Gen
00:00 - Inizio evento
22
Gen
00:00 - Fine evento

Per informazioni sul programma dettagliato degli appuntamenti religiosi e civili, consultare il programma nella sezione documenti.

Costi

Gruppo folkloristico lamentatori Delia

GRATUITO

non prevede costi

Pagina aggiornata il 23/01/2024, 12:53